Dove c’è acqua c’è vita e dove c’è vita c’è civiltà. Se questo paradigma valeva nell’antichità per la creazione delle società, al giorno d’oggi vale come aggregatore sociale. Un’esempio è la piscina, protagonista indiscussa del padiglione australiano alla 15° Biennale di Architettura di Venezia.
Simbolo identitario per una nazione
Per gli australiani la piscina è un luogo quotidiano, ma identifica appieno la loro Nazione. Grande o piccola che sia, naturale o artificiale, la piscina “ha la capacità unica di evocare il sacro e il profano, e rappresenta uno spazio democratico e sociale tipicamente australiano – un grande livellatore delle differenze.” Può essere usata come luogo di relax, di allenamento, di divertimento. La curatrice del padiglione Aileen Sage decide così di esaltare il ruolo di questo elemento, creando un’esperienza unica e coinvolgente.
Molto più di una piscina: uno spazio vissuto
Danger Deep Water: Aqua Profonda colloca al centro del padiglione una vera e propria piscina utilizzabile dai visitatori. Alcune sdraio e una parete piena di panche di legno per potersi godere l’ambiente informale. Delle casse nascoste raccolgono le testimonianze di sette leaders australiani in vari campi, fra cui scrittori, scienziati, artisti, sportivi e musicisti. Ognuno porta la sua narrazione, la sua storia e il rapporto con la sua piscina. Il progetto multisensoriale (visivo, auditivo, tattile, relazionale) diventa così un progetto per investigare le relazioni fra i luoghi e le persone.
Fonti: thedesignfiles.net inexhibit.com archdaily.com