Alcune aree del nostro pianeta, anche densamente abitate, si trovano in realtà al di sotto del livello del mare. Il delicato equilibrio in cui stiamo vivendo oggi sta subendo il rischio di incresparsi. Gli effetti previsti sarebbero devastanti, tanto da sommergere intere città. Un modo per svegliare le coscienze è l’arte.
Un grande progetto sociale
Il progetto WATERLICHT nasce nel 2015 dallo studio olandese Roosegaarde e dal suo fondatore Daan Roosegaarde (1979). Da sempre impegnati nello studio del paesaggio del futuro, lo studio ha ricevuto l’incarico dal Dipartimento delle Acque dei ministeri dei Paesi Bassi e Francia per dimostrare visivamente il possibile livello delle acquee in un futuro prossimo. L’installazione è stata replicata varie volte, sia a Parigi che ad Amsterdam. Sicuramente la città dove ha toccato di più gli animi, poiché maggiormente colpita dal problema, è stata la seconda.
Studio Roosegaarde, WATERLICHT, 2015, Amsterdam (fonte: studioroosegaarde.net)
Studio Roosegaarde, WATERLICHT, 2015, Amsterdam (fonte: studioroosegaarde.net)
Un sogno pericoloso
Fasci di luce a LED e specchi formano onde blu che hanno invaso la spianata antistante al Rijksmuseum. Il popolo olandese, ha da sempre manipolato con maestria i livelli delle acque, ma rimane necessaria una costante coscienza del peso che incombe sulle loro spalle. L’esperienza, al limite tra verità e sogno, lascia un ricordo indelebile nei visitatori, capace di destare gli animi contro il cambiamento climatico mondiale e le sue pericolose conseguenze. Ancora una volta, l’arte diventa il modo migliore per entrare nell’animo delle persone.
Studio Roosegaarde, WATERLICHT, 2015, Amsterdam (fonte: studioroosegaarde.net)
Studio Roosegaarde, WATERLICHT, 2015, Amsterdam (fonte: studioroosegaarde.net)
Studio Roosegaarde, WATERLICHT, 2015, Amsterdam (fonte: studioroosegaarde.net)
Studio Roosegaarde, WATERLICHT, 2015, Amsterdam (fonte: studioroosegaarde.net)
Studio Roosegaarde, WATERLICHT, 2015, Amsterdam (fonte: studioroosegaarde.net)
Fonti: studioroosegaarde.net theverge.com
