Ho visto una cascata! Olafur Eliasson e Waterfall

Di primo acchito sembra impossibile creare una cascata da zero. Calare un elemento così dall’alto implica numerose conseguenze: necessità d’acqua, trasformazione del territorio. Eppure, l’islandese Olafur Eliasson (1967), attraverso il suo tipico processo artistico, riesce a compiere il miracolo, ovvero costruire una cascata dove prima non c’era.

Step 1: l’osservazione

Lo studio previo del soggetto per Olafur Eliasson è sempre stato una fase importantissima. Si tratta innanzitutto di fotografare l’elemento interessato e risaltarlo in tutti i modi possibili. The waterfall series del 1996 consiste in 50 fotografie di cascate islandesi, ciascuna alterata in post produzione per rimarcare il concetto che ogni cascata è unica e diversa dalle altre. Ricolorazione, saturazione, desaturazione. L’effetto globale è quello di un collage, un patchwork della natura.

Olafur Eliasson, The waterfall series, 1996

Olafur Eliasson, The waterfall series, 1996 (fonte: olafureliasson.net)

Step 2: il piccolo

Il passo successivo è quello di provare l’opera su piccola scala. Nel 1998 Waterfall viene proposta per la prima volta per l’11° Biennale di Sidney. Si tratta di una semplice cascata alta sei metri e l’acqua proviene dal circuito chiuso, concluso dal bacino inferiore. Negli anni successivi, la cascata è stata riproposta varie volte, sia in ambienti esterni che in interni.

Olafur Eliasson, Waterfall, 1998

Olafur Eliasson, Waterfall, 1998, Sidney (fonte: olafureliasson.net)

Olafur Eliasson, Waterfall, 2003

Olafur Eliasson, Waterfall, 2003, Palacio de Cristal, Madrid (fonte: olafureliasson.net)

Olafur Eliasson, Waterfall, 2011

Olafur Eliasson, Waterfall, 2011, San Paolo (fonte: olafureliasson.net)

Step 3: il grande

Una volta provato su piccola scala, il progetto è pronto per essere riprodotto e ingigantito. Nel 2008 gli viene commissionato dal Public Art Fund di New York il progetto The New York City Waterfalls. Quattro grandi cascate artificiali vengono costruite lungo l’East River. Da luglio ad ottobre New York si è arricchita di questi nuovi elementi. L’acqua viene pompata nel circuito direttamente dall’acqua.

Olafur Eliasson, The New York City Waterfalls, Brooklyn Piers, giugno - ottobre 2008

Olafur Eliasson, The New York City Waterfalls, Brooklyn Piers, giugno – ottobre 2008 (fonte: artsy.net)

Olafur Eliasson, The New York City Waterfalls, Governors Island, giugno - ottobre 2008

Olafur Eliasson, The New York City Waterfalls, Governors Island, giugno – ottobre 2008 (fonte: artsy.net)

Olafur Eliasson, The New York City Waterfalls, Brooklyn Bridge, giugno - ottobre 2008

Olafur Eliasson, The New York City Waterfalls, Brooklyn Bridge, giugno – ottobre 2008 (fonte: artsy.net)

Step 4: la spettacolarità

Un progetto di Eliasson non sarebbe suo senza l’elemento spettacolare. La versione più impressionante è quella del 2016, quando Waterfall viene installata nel Grand Canal a Versailles. All’interno del progetto della sua personale estesa a tutto il complesso francese, l’artista inserisce una cascata alta e stretta, la cui struttura visibile contrasta con la natura e l’architettura circostante. Eliasson riesce a compiere così un’opera considerata impossibile persino dal visionario re Luigi XIV.

Olafur Eliasson, Waterfall, Giardini di Versailles, 2016

Olafur Eliasson, Waterfall, Giardini di Versailles, 2016 (fonte: olafureliasson.net)

Olafur Eliasson, Waterfall, Giardini di Versailles, 2016

Olafur Eliasson, Waterfall, Giardini di Versailles, 2016
(fonte: olafureliasson.net)

Olafur Eliasson, Waterfall, Giardini di Versailles, 2016

Olafur Eliasson, Waterfall, Giardini di Versailles, 2016
(fonte: olafureliasson.net)

Fonti:
olafureliasson.net
publicartfund.org
artribune.com
chateauversailles.fr

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